7 febbraio: giornata contro il bullismo, come combattere questo fenomeno

7 febbraio: giornata contro il bullismo, come combattere questo fenomeno
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Il 7 Febbraio sarà la giornata dedicata al Bullismo, un fenomeno sempre più presente nella società odierna.

Questa data è importante perché permette al singolo individuo di aprire gli occhi su un fenomeno infido. Il bullismo fa paura ma, come la mancanza di conoscenza, fa ancora più spavento se non lo si conosce o non si hanno gli strumenti per combatterlo.

Il 7 febbraio non è solo la giornata di sensibilizzazione contro tale fenomeno, ma è anche la Giornata Europea della Sicurezza in rete indetta dalla Commissione Europea. Alle varie istituzioni si richiede di sensibilizzare non solo gli studenti ma l’intera società. 

Sappiamo realmente cosa è il bullismo?

Questo sottotitolo provocatorio deriva dal fatto che, molto spesso, ci troviamo di fronte a situazioni equivocabili, ossia si tende a classificare come azione di bullismo qualsiasi atto di villania o presunzione a differenza di alcune azioni, chiaramente classificabili come bullismo, che si tendono a minimizzare.

Non comprendere realmente di cosa si tratta, ci porta inevitabilmente fuori strada.

Da qui, quindi, l’importanza di specificare cosa sia realmente il bullismo.

Tale fenomeno è caratterizzato da comportamenti violenti con conseguenze durature. In particolar modo, per poter parlare di bullismo occorre che l’azione negativa, messa in atto dal bullo, presenti tre aspetti: 

  1. L’intenzionalità: il bullo prevarica la vittima o attraverso la parola o attraverso il fisico. Il suo obiettivo principe è acquisire una posizione predominante all’interno del gruppo.
  2. La persistenza nel tempo: la vittima viene “bullizzata” in un arco di tempo molto lungo. Si può parlare di bullismo, già dal secondo episodio.
  3. Lo squilibrio di potere tra bullo e vittima: quest’ultima non riesce a difendersi dalle azioni messe in atto dal prepotente.

Si comprende, dunque, che il bullismo rappresenta principalmente una forma di aggressività proattiva, ovvero il risultato che si vuole ottenere è quello di avere un beneficio.

Questi tre aspetti sono fondamentali per tutti coloro che vogliono cercare di dare una lettura differente alle condotte dei giovani di oggi. Attraverso un’azione, un comportamento essi vogliono comunicarci qualcosa. Infatti, l’epistemologia moderna sostiene che negli ultimi anni c’è stato un passaggio dall’analisi del “perché” i comportamenti si manifestano, all’analisi del “che cosa vogliono comunicare”. 

È dunque compito di noi adulti, educatori e caregiver dare una lettura chiara a tali atteggiamenti.

La prevenzione delle agenzie educative

Il bullismo è un mostro invisibile da sconfiggere. Molte volte è manifesto, ma non abbiamo i mezzi e gli strumenti necessari per poterlo combattere. Il chiedere aiuto fa paura, soprattutto ora a causa dell’“effetto moltiplicatore” di internet che ha portato le vittime a non sentirsi più al sicuro neanche nelle proprie abitazioni.

Proprio per questo risulta di particolare importanza la prevenzione. Quest’ultima permette alla vittima di sentirsi accolta e non giudicata.

Ma quando si parla di prevenzione, è fondamentale ribadire che non si può parlare e lavorare solo sul singolo individuo, ma sull’intera comunità. Come la vittima, anche il bullo ha bisogno di aiuto. Ci sta comunicando qualcosa. Molto spesso, infatti, le sue azioni si traducono in mancanza di empatia e insicurezza, ed è proprio su quest’ultime che dobbiamo lavorare. Assertività, empatia, valorizzazione delle differenze individuali sono tutti aspetti fondamentali e per raggiungere tutto ciò, le diverse agenzie educative (scuola, famiglia, società) devono essere in grado di collaborare tra loro.

Ma collaborare non basta. Esse devono saper riconoscere e soprattutto essere formate.

A tal proposito il MIUR ha messo a disposizione degli insegnanti una piattaforma online “La Piattaforma Elisa” con l’obiettivo di sensibilizzare ancora di più sulla tematica. Solo se realmente formati, possiamo essere di aiuto agli altri.

Anche i genitori, in quanto agenzia educativa cardine, possono e devono far qualcosa. Essi possono intervenire su quello che Gianluca Daffi e Cristina Prandolini denominano: “modello ACE”, ossia ambiente familiare, competenze sociali del proprio figlio ed etica. 

Un buon ambiente e un’ottima comunicazione permettono di aprire quella scatola oscura all’interno della quale è inserito un mostro difficile, ma non impossibile, da combattere: il bullismo.

Dott.ssa Lucia Tineri – pedagogista Centro Il Girasole

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